I ragazzi sono innocenti

Klasse Kriminale copertina I ragazzi sono innocenti
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Tra le sottoculture giovanili, quella skinhead è la più politicizzata e vituperata. Quelli della mia generazione l’hanno conosciuta all’inizio degli anni ’90 per effetto del clamore sollevato da episodi di intolleranza razziale e relative rivendicazioni da parte di frange estremiste del movimento. Poi ne scoprimmo invece le reali origini e le vicende storico-culturali che ne avevano caratterizzato l’evoluzione, a partire dagli anni ’60 fino a quel momento. Marco Balestrino ed i genovesi Klasse Kriminale, nel periodo di uscita del loro terzo disco, rivendicavano quindi il loro legame con il passato glorioso e in sostanza apolitico di quel movimento, nato in Inghilterra come tendenzialmente multiculturale ma poi “sporcato” per effetto del successivo ingresso al suo interno di esponenti dell’estrema destra inglese che lo vollero strumentalizzare.

Nel voler prendere le distanze da quell’oltranzismo, “I ragazzi sono innocenti” (1994) fu dunque un album “politico” a sua volta ed a suo modo, nel senso che volle dimostrare di non voler giustamente supportare talune idee, ma che soffrì pure dell’ingenuità di voler ritenersi al di sopra della ineluttabilità di avere delle idee di società, della necessità di organizzarle nella pratica e di avere coscienza di sé e degli altri.

Disco di punk bello carico, con cori da stadio, come nella tradizione oi! Il curatissimo pieghevole interno alla copertina, che contiene i testi dei pezzi (tradotti anche in inglese), è anche sapientemente illustrato dal fumettista francese Alteau. Il testo della titletrack si sviluppa appunto sotto forma di striscia a fumetti, con protagonisti punk e soprattutto skin alle prese con i pregiudizi che allora (ed in parte anche oggi) nutriva la gente comune nei confronti della sottocultura per effetto di quegli episodi spiacevoli di cui ti parlavo all’inizio. A suggello di quell’ingenuità accennata nel paragrafo precedente, sta pure una di queste illustrazioni: essa ritrae uno skin nell’atto di mostrare il dito medio a due entità maligne che rappresentano l’una l’estrema destra politica e l’altra la S.H.A.R.P., l’associazione americana nata proprio con l’intento di frenare la montata razzista di quegli anni, come esibizione di tenuta di una sostanziale equidistanza dalle due frange da parte della band (cioé: di Balestrino).

Il disco uscì per l’etichetta indipendente Twins Records, di quello stesso Stiv “Rottame” che si occupava già da molti anni della T.V.O.R., fanzine ed etichetta nota nel circuito punk/hardcore italiano. La inner sleeve racconta appunto nascita e mission dell’etichetta (dove per “twins” si intendono gli anfibi o gli scarponi da lavoro, accessorio d’obbligo se vuoi essere uno skinhead), che si sarebbe occupata esclusivamente di oi!, punk e ska, ovvero di tutto l’armamentario musical-culturale del movimento.

Come spesso accade per le produzioni indipendenti, la cui crescita commerciale è affidata principalmente al passaparola, la copertina contiene anche un foglio A4 che pubblicizza le prime pubblicazioni della Twins Records, ovvero il concerto alla Morara dei Nabat (disponibile qui solo in CD), altra band iconica della scena “skunk” nazionale, e l’album “Nessun ribelle” dei concittadini Stab.

Nella porzione di vinile non scritta, incise a mano, trovi le esclamazioni “Oi belin!” su di un lato, e sull’altro l’ennesimo e programmatico “Niente politica solo oi!”, microscopica nota fantasma destinata a quelli proprio duri di comprendonio.

Qui trovi un’intervista di qualche anno fa a Balestrino, voce e membro fisso della storica formazione genovese attraversata da infiniti cambi di line-up, che ti aiuterà ad avere qualche idea più precisa sul movimento skinhead in Italia e sulla sua evoluzione.

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