Body Count

Body Count copertina Cop Killer (Body Count)
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Interpretare lo sbirro su qualche fiction tv è una autentica nemesi per gente come il rapper Ice-T, al secolo Tracy Lauren Marrow. L’esordio di quest’ultimo in ambito rock lo si deve infatti ad una release del 1992, “Cop killer”, col monicker Body Count, che tradotto in italiano è reso più o meno con “conta delle vittime” (in caso di episodi di violenza, naturalmente). Il disco uscì dopo il pestaggio di Rodney King, un automobilista afroamericano vittima di una pattuglia della polizia. Qualche settimana dopo l’uscita, i giudici assolsero i poliziotti dall’accusa e ciò determinò un’ondata di violenza a sfondo razziale che sconvolse Los Angeles, città d’origine dalla band. Sulla cover del disco, un minacciosissimo afroamericano a torso nudo con bandana in testa, disegnato dall’illustratore Dave Halili, indossa una pistola nei pantaloni, impugna una catena e sfoggia sul petto la scritta che dà il titolo alla canzone di coda dell’opera. Tutti gli skit tra una traccia e l’altra del vinile denunciano le condizioni di subalternità sociale ed economica della popolazione americana di colore, e l’intero disco è zeppo di riferimenti al razzismo latente o palese della società bianca statunitense, ed all’immaginario gangsta-rap dal quale proviene Ice-T. Sulla inner sleeve trovi i testi espliciti della cui presenza poi, nelle successive ristampe del disco, il P.M.R.C. di Tipper Gore si curerà di informare gli ingenui acquirenti facendo apporre la celeberrima label in copertina. Infatti dopo molte polemiche, tra cui l’accusa di fomentare la violenza delle minoranze di colore losangeline di quel periodo, la canzone “Cop killer” venne definita oscena dal vicepresidente U.S.A. Quayle mentre il presidente Bush diffidò pubblicamente qualunque casa discografica a pubblicarla. Il disco venne quindi ritirato dai negozi, ma fu ripubblicato tempo dopo con l’eloquente pezzo “Freedom of speech” a sostituire “Cop killer”, mentre la scritta sul petto del nero in copertina diventava semplicemente “Body Count”. Earnie C. e D-Roc (entrambi mancini) alle chitarre, Mooseman al basso e Betmaster “V” alla batteria completano il quintetto. “There goes the neighborhood”, “KKK bitch”, “Evil dick” sono gli episodi più rilevanti del disco, dove trovano spazio anche una serie di anthem stile Suicidal Tendencies ed una ballad che parla di crack. Politicamente scorrettissimo, quindi fico.

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